Prato in Toscana: la città del tessile italiano

L'unico motivo per cui sui cartelli c'è la traduzione italiana in caratteri cinesi è perché ad un certo punto l'amministrazione comunale lo ha richiesto. «Dobbiamo fermare finalmente l'ipocrisia – dice il sindaco Matteo Pivone – Il venti per cento della nostra produzione industriale qui proviene da aziende cinesi. Non c'è solo il fast fashion, ci sono anche bar, ristoranti e negozi che pagano l'affitto farlo o no.”

Anche l’opposizione di destra nel consiglio comunale non vuole tenere fuori i cinesi, perché sono un pilastro dell’economia. Il sindaco dice: “La sfida sta nel mettere tutta questa energia economica in un quadro di legittimità”. Pivone aveva quarantotto anni ed era avvocato. Questo è il suo secondo mandato come primo cittadino della città. Sta giocando con un terzo mandato, ma per riuscirci è necessario cambiare le leggi.

Pivone non lascia dubbi su quale lato del settore tessile stia; La città ha collaborato con le aziende per creare un proprio sistema di approvvigionamento idrico e di smaltimento per coprire l’elevata domanda di riciclaggio. Esiste anche un programma di reinserimento per i dipendenti che denunciano violazioni del diritto del lavoro nelle aziende tessili e successivamente perdono il lavoro.

Ma il sindaco non esagera e ammette che il numero degli ispettori non è sufficiente per monitorare adeguatamente le condizioni di lavoro nelle aziende. Ma a farlo è chiamato anche il governo di Roma. L'Autorità nazionale del lavoro impiega sei ispettori e ne sono stati annunciati altri otto per quattromilaseicento aziende.

Molte persone traggono vantaggio non solo dal sistema pratese, ma anche da fuori. Qui producono i grandi marchi italiani e internazionali, anche se non vogliono ammetterlo. “Qualche tempo fa ho lavorato per Daniel Hechter e Bugatti”, dice l'imprenditore Jingyan Wang, che gli italiani chiamano Lorenzo. Ha fondato le società “Style Innovative” e “First Stage”. Conferma che per lui è tutto legale, ma non vuole dire quanti dipendenti ha al telefono. Si dice che abbia prodotto anche in Albania, Romania e Turchia.

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